L’esercizio terapeutico è indicato come una potenziale strategia per la gestione dell’osteoporosi, in quanto è noto che l’osso risponde preferenzialmente ai carichi meccanici che inducono deformazioni di entità elevata ad alta intensità o frequenza. L’allenamento ad alta intensità e resistenza denominato HiRIT (high-intensity, progressive resistance and impact weight-bearing training) può essere impiegato per generare tali carichi. Ad oggi, però le linee guida per l’esercizio dell’osteoporosi consigliano solo esercizi di intensità moderata (dal 70% all’80% 1 ripetizione massima, RM, da 8 a 15 ripetizioni) per singoli gruppi muscolari, che difficilmente generano sull’osso il necessario impatto per stimolare una risposta osteogenica.

L’obiettivo primario di questo trial randomizzato e controllato (RCT) pubblicato da Watson et al. sul Journal of Bone and Mineral Research consisteva nel determinare l’efficacia di un trattamento HiRIT di breve durata e mirato sull’osso per migliorare la densità minerale ossea (bone mineral density, BMD) a livello del collo femorale (FN, femoral neck) e del rachide lombare (LS, lumbar spine) nelle donne in post-menopausa con valori da bassi a molto bassi di BMD rispetto a un programma di esercizio a bassa intensità. Gli obiettivi secondari erano determinare se HiRIT migliorasse l’architettura ossea, la funzione fisica e se è sicuro nelle donne in postmenopausa con BMD ridotta.

Sono state arruolate 101 donne di età compresa tra 65 ± 5 anni, in post menopausa con BMD ridotta (il T-score LS e FN dei partecipanti inclusi nello studio variava da 0,0 a -3,9 con 44 partecipanti (CON 21, HiRIT 23) classificati come osteoporotici e i restanti 57 come osteopenici) e randomizzati in due gruppi: il primo (n=49) ha eseguito 8 mesi di HiRIT a cadenza bisettimanale, per 30 minuti, sotto supervisione (5 serie da 5 ripetizioni, con carichi >85% di 1 ripetizione massima), il secondo (n = 52) un programma di esercizi a bassa intensità (CON) a casa.

Per garantire una transizione sicura verso l’esercizio ad alta intensità, il primo mese dell’intervento è stato strutturato con esercizi a basso carico e peso, imparando progressivamente gli schemi di movimento degli esercizi dell’HiRIT. Tutti i partecipanti hanno potuto eseguire i 4 esercizi fondamentali dell’intervento entro 2 mesi: gli esercizi di resistenza (stacco da terra, overhead press e back squat) sono stati eseguiti per il resto del periodo di intervento in 5 serie da 5 ripetizioni, mantenendo un’intensità da > 80% a 85% 1RM. L’impact weight-bearing training è stato applicato tramite salti con trazioni e atterraggi. Ogni sessione di esercizi è stata eseguita in piccoli gruppi con un massimo di 8 partecipanti per istruttore.

Il gruppo sottoposto a trattamento di controllo ha eseguito un programma di esercizi di 8 mesi, due volte alla settimana, 30 minuti, a casa, a bassa intensità (da 10 a 15 ripetizioni a <60% 1 RM) progettato per migliorare l’equilibrio e la mobilità e fornire una minima stimolazione ossea.

I test pre e post-intervento includevano la densità minerale ossea (BMD) della colonna lombare e del femore prossimale, le valutazioni tramite software sull’architettura femorale, e le misure delle valutazioni funzionali (timed up and go (TUG), functional reach test (FRT), five times sit-to-stand (FTSTS), forza del rachide (back extensor strenght, BES) e dell’arto inferiore(leg extensors strenght, LES) e il Vertical Jump (VJ).

L’analisi statistica ha riportato come gli effetti dell’HiRIT siano risultati superiori al CON per LS BMD (2,9 ± 3,0% contro –1,2 ± 2,3%, p < 0,001) e FN BMD (0,1 ± 2,7% contro –1,8 ± 2,6%, p < 0,001). Non differenze tra i gruppi sono state osservate tra i partecipanti che assumevano o non assumevano farmaci per l’osteoporosi. Per quanto riguarda la modifica nei parametri della architettura ossea dell’anca prossimale il gruppo HiRIT era superiore a CON nella misura del contenuto minerale osseo (bone mineral content, BMC) FN (7,7 ± 21,3% contro 6,2 ± 21,3%, p = 0,028; contro –2,6% ± 15,2%) e dello spessore corticale FN (13,6 ± 16,6% contro 6,3 ± 16,6%, p = 0,027 contro –0,8% ± 13,3%). Inoltre, c’era un aumento all’interno del gruppo HiRIT per quanto riguarda il volume corticale FN (9,8 ± 16,7%, p = 0,024).

Per quanto riguarda la performance fisica, il trattamento HiRIT ha migliorato il LES (35,2 ± 19,8% contro 8,1 ± 20,7%, p<0,001 rispetto al 2,1% ± 14,1%), il BES (36,0 ± 22,4% contro 11,0 ± 22,4%, p<0,001 rispetto a 4,5% ± 17,5%), il TUG (4,4 ± 6,0% contro –1,7 ± 6,0%, p<0,001 rispetto a 3,3% ± 0,3%), FTSTS (11,6 ± 7,5% contro 1,7 ± 7,5%, p<0,001 contro 0,3% ± 3,9%), FRT (5,4 ± 7,2% contro 0,1 ± 7,2%, p<0,001) e il VJ (6,2 ± 14,5% contro 2,5 ± 14,6%, p<0,001) rispetto al gruppo sottoposto a CON.

Un unico evento avverso si è verificato nel gruppo HiRIT durante le oltre 2600 sessioni di training: alla ventottesima settimana, un partecipante ha sperimentato una lieve lombalgia, un affaticamento muscolare su una ripetizione finale dell’ultimo set di stacc0 da terra. I dati sulle cadute sono stati raccolti durante lo studio, con 7 partecipanti (CON=2; HiRIT=5) che hanno subito una caduta nessuna delle quali ha provocato un infortunio e tutto si è svolto al di fuori delle sessioni di allenamento.

A detta degli stessi autori questo studio presenta alcuni limiti: in primo luogo non sono stati esaminati i biomarcatori ossei e quindi non sono in grado di spiegarne gli effetti sui risultati dello studio. In secondo luogo, i risultati preliminari sono stati pubblicati, elemento che può potenzialmente comportare un bias osservatore-aspettativa. Infine, nonostante l’utilizzo del software 3D Hip possa fornire informazioni sui cambiamenti nella architettura ossea del femore prossimale, il software è molto nuovo e i fattori per l’associazione tra architettura ossea e frattura dell’anca sono sconosciuti.

In conclusione, gli autori sostengono come il loro RCT denominato Lifting Intervention for Training Muscle and Osteoporosis Rehabilitation (LIFTMOR) sia stato il primostudio  a dimostrare che un intervento di esercizio HiRIT di breve durata, supervisionato, bisettimanale sia efficace e superiore ai precedenti programmi di potenziamento osseo in siti clinicamente rilevanti, nonché per migliorare la performance funzionali e il rischio cadute nelle donne in postmenopausa con BMD da bassa a molto bassa. Alla luce di tutto ciò, HiRIT rappresenta un’opzione terapeutica estremamente interessante per la gestione dell’osteoporosi  e dell’osteopenia in donne in post-menopausa.

Alessandro de Sire
Professore Associato di Medicina Fisica e Riabilitativa
Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche
Università “Magna Graecia” di Catanzaro
Coordinatore Nazionale della Sezione OrtoMed Giovani

Articolo recensito:
Watson SL, Weeks BK, Weis LJ, Harding AT, Horan SA, Beck BR. High-Intensity Resistance and Impact Training Improves Bone Mineral Density and Physical Function in Postmenopausal Women With Osteopenia and Osteoporosis: The LIFTMOR Randomized Controlled Trial. J Bone Miner Res. 2018 Feb;33(2):211-220. doi: 10.1002/jbmr.3284.